
COMETA 1P
Halley
Era il 1985 e, come molti altri astrofili, anch'io mi preparavo ad ammirare quella che allora pensavo sarebbe stata la mia prima Grande Cometa. Già da molti mesi i media e le riviste specialistiche non parlavano di altro che dell'arrivo della Cometa di Halley che, avendo concluso il suo tour interplanetario di 76 anni dopo il passaggio del 1910, quando aveva destato grandissima meraviglia (e anche molta paura) tra la gente, si ripresentava per la 30^ volta nella storia a far visita ad un mondo completamente cambiato, pronto per la prima volta ad incontrarla direttamente nel suo ambiente: nello spazio.
La grande notizia era infatti quella che una squadra di sonde interplanetarie di varie nazioni, capitanata da quella europea intitolata al pittore italiano Giotto (che illustrò il passaggio della Halley nel 1301, nell'affresco della natività nella Cappella degli Scrovegni di Padova), avrebbe intercettato la cometa nei primi giorni di marzo 1986, svelando per la prima volta nella storia i segreti nascosti del nucleo.
Ricordo ancora il grande fermento e la spasmodica attesa di allora. Tutti non parlavano di altro se non della Cometa di Halley; tutti la volevano vedere e anch'io, che non ero ancora socio dell'Astronomica Cortina e non ero mai stato all'Osservatorio del Col Drusciè, mi mettevo in lista per una delle innumerevoli serate che già dall'autunno del 1985 i responsabili dell'Astronomica organizzavano per permettere, alle centinaia di persone che volevano salire al Col Drusciè, di mettere l'occhio all'oculare per osservare quel batuffolino di luce chiamato Halley. Ricordo anche, come fosse ora, la grande delusione di tutti, dopo aver osservato quella "nuvoletta biancastra" e l'imbarazzo delle guide dell'Astronomica (Cusinato, Maioni, Dandrea, ecc.) nel cercare di giustificare tale scialba visione, quasi fosse colpa loro... Certo non era un gran che a vedersi, almeno per noi "sfortunati" abitanti dell'emisfero boreale. Infatti, quello del 1985-86, è stato tra tutti e trenta, il più sfavorevole passaggio della Cometa di Halley nei pressi della Terra. Solamente chi ha avuto l'opportunità di osservarla dai lontani lidi australi (ricordo ancora il viaggio organizzato dalla rivista L'Astronomia alle Mauritius in aprile 1986), l'ha potuta ammirare in tutto il suo splendore (si fa per dire). La luminosità della Halley in questo suo ultimo passaggio, infatti, non ha mai superato la 2^ magnitudine (prima metà di aprile 1986) e la coda si è protesa al massimo per una decina di gradi in cielo. Nulla, se la paragoniamo oggi a quanto abbiamo visto alcuni anni dopo con la Hyakutate e la Hale Bopp! Ma allora bastava anche così, almeno a me. Con il mio telescopio da campo, uno Schmidt Cassegrain da 25 cm di diametro, dal cortile di casa iniziai già da novembre 1985 ad osservare, documentandolo fotograficamente, l'avvicinamento della cometa alla Terra e al Sole. Ricordo ancora la grande emozione che provai quando la vidi per la prima volta, appena sotto le Plejadi. Quel batuffolino di luce di sesta magnitudine, ancora "acerbo", che proprio quel giorno aveva sviluppato un timido abbozzo di coda, era la "cometa" per antonomasia, la più famosa di tutte, quella che univa idealmente, con i suoi ripetuti passaggi quasi secolari, la storia dell'umanità degli ultimi 2 millenni ed oltre.
Che emozione provai... e grande senso di rispetto reverenziale nei suoi confronti. Nelle settimane successive, fino a metà gennaio, la Halley crebbe in luminosità (la stimai di mv +4 il 12 gennaio, quando già si trovava nella costellazione del Sagittario) e grandezza, sviluppando anche una discreta coda di gas di un paio di gradi di estensione. Da quel momento la cometa si avvicinò prospetticamente sempre più al Sole riapparendo, per noi abitanti dell'emisfero boreale, solamente alla metà di marzo. All'Osservatorio del Col Drusciè la riprendemmo all'alba, per due giorni consecutivi, il 17 e 18 marzo e, finalmente, la potemmo ammirare (seppur per poche decine di minuti prima del crepuscolo) e fotografare nel suo massimo splendore, con una magnitudine prossima alla terza grandezza e una coda di polveri che si estendeva per oltre 5°. L'ultima mia osservazione la feci la sera del 4 maggio, quando ormai la Halley, senza quasi più coda, si stava allontanando dal Sole e dalla Terra, ritornando in quella fase di ibernazione che per oltre 70 anni la preserverà per permetterle di tornare a risplendere nei nostri cieli nel 2061 ed essere testimone del nuovo mondo che incontrerà, che però la saluterà con lo stesso entusiasmo ed emozione di sempre!
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Alessandro Dimai
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​Vecchia pagina della Cometa di Halley
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author: Alessandro Dimai

author: Alessandro Dimai

author: Alessandro Dimai

author: Alessandro Dimai
Immagini con obiettivi a corta focale

author: Alessandro Dimai

Asiago observatory (Schmidt 65-92)

Asiago observatory (Schmidt 65-92)

author: Alessandro Dimai
Immagini con telescopi e teleobiettivi

6 marzo 1986 - Giotto mission ESA

6 marzo 1986 - Giotto mission ESA

9 marzo 1986 - Vega 2 mission URSS

6 marzo 1986 - Giotto mission ESA
Immagini dalle sonde Giotto e Vega